Il nostro territorio
L'antico borgo di Rotondella
Sorge su un monte a 575 m s.l.m. nella zona sud-occidentale della provincia. Il territorio confina a nord con il comune di Tursi (26 km), ad est con il comune di Policoro (22 km), a sud con il comune di Nova Siri (7 km), mentre ad ovest con i territori di Valsinni (14 km) e Colobraro (22 km). Dista 87 km da Matera e 151 km dal capoluogo di regione Potenza.
L'abitato ha origini molto antiche. Rotondella viene citato nel 1261 col nome di Rotunda Marinis, termine derivato, probabilmente, dalla sua particolare posizione di fronte al mar Jonio.
Nel comune molto bella è la chiesa madre dedicata a Santa Maria delle Grazie, nel cui interno sono custodite le statue lignee dell'Immacolata, della Madonna delle Grazie e di Sant'Antonio, e la chiesa di Sant'Antonio da Padova, appartenente al convento francescano degli Zoccolanti. La chiesa ed il convento, edificati nel 1652, furono abitati dai monaci fino al 1862 quando, con la legge Siccardi, divennero proprietà dello stato. La costruzione conserva un bellissimo altare in marmo policromo e alcune statue raffiguranti San Francesco d'Assisi, San Pasquale Bairo e Santa Rosa da Lima.
Fonte Wikipedia
L'area archeologica di Metaponto
L'Area archeologica di Metaponto è un sito archeologico costituito dagli scavi dell'antica città di Metaponto, in Lucania, nel territorio del comune di Bernalda (MT).
Il parco archeologico è alle spalle del Museo Archeologico Nazionale di Metaponto, dove sono custoditi molti dei reperti lì rinvenuti, a ridosso della Strada Statale 106 Jonica.
Le testimonianze di maggior rilievo del sito sono l' antiquarium (una struttura ottagonale), il teatro, il castro romano, l' agorà cittadina, la necropoli, i templi di Apollo Licio, Demetra, Afrodite, Hera e il monumento sicuramente più celebre sono le Tavole Palatine, il tempio che delimitava i confini dell'antica città dedicato ad Hera.
Nell'area sacra sono situati il tempio di Atena (tempio C), il tempio di Apollo (tempio A) e il tempio di Hera (tempio B), tutti in stile dorico costruiti intorno al 570 a.C. e tutti presentano delle successive modifiche. Il tempio di Afrodite (tempio D) è stato invece edificato intorno al 470 a.C. in stile ionico. Con questo il numero dei templi ionici in Italia sale a cinque, si aggiunge a quelli di Elea, Ipponio, Locri e Siracusa.
Davanti agli ingressi dei templi sono situati i resti degli altari con vari elementi decorativi.
A est si sviluppa il muro di protezione dell'area sacra che la separa dall'agorà dove è situato il teatro. Nel VII secolo, questa zona era occupata da un ekklesistèrion (resti visibili), costituito da un terrapieno senza gradini e trasformato almeno due volte nel corso del V secolo. La forma definitiva messa in luce dagli scavi l'acquisirà nella seconda metà del IV secolo. Alle spalle di quest'area si erge un altare della fine del VI secolo recante l'iscrizione "Diòs Agorà" dedicato a Zeus.
A sud è invece posto un ampio portico e un recinto trapezoidale con i resti di due imponenti strutture, identificato da alcuni storici come luogo dedicato alla predizione alla religiosità misterica e visitato anche dallo sciamano Aristeas.
La città è protetta da una cinta muraria del VI secolo a.C. dotata di ingressi monumentali.
Fonte Wikipedia
La Costa Jonica
La costa jonica, lunga 35 km ca., da Metaponto a Nova Siri presenta caratteristiche opposte a quella tirrenica. Ultima propaggine della fascia di pianura che dalla bassa collina materana si estende verso il mare Jonio, offre al visitatore vasti arenili di sabbia finissima giallo dorata e ampie spiagge di sabbia e ciottoli nel tratto di costa più a sud che guarda verso il Parco Nazionale del Pollino. Qui, nelI'VIII sec. a.C., nacquero le città della Megale Hellas (Magna Grecia): Metaponto, Heraclea (oggi Policoro), Siris e Pandosia che ospitarono personaggi come Pitagora e che furono teatro di terribili battaglie, come quella combattuta da Pirro contro i Romani. I segni di questa importante fase storica sono visibili negli scavi archeologici di Metaponto e Policoro e nei loro importanti musei, talmente ricchi di reperti che, nonostante spazi espositivi vasti, non riescono a trovare una collocazione per tutti. Sulla costa jonica si giunge comodamente in auto, attraverso le strade di fondovalle del Basento (SS 407), dell'Agri (SS 598), del Sinni (SS 653) che a nord della regione si collegano all'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Tutta la costa è servita dalle Ferrovie dello Stato. Denominata “California del Sud” per la fiorente agricoltura che qui si è sviluppata, la Pianura Metapontina è oggi il fiore all'occhiello dell'economia lucana. Da queste terre partono per l'Europa e per tutta Italia quantità enormi di frutta e ortaggi che, grazie a un clima costantemente mite, sulla costa jonica la bella stagione inizia a fine marzo e termina ai primi di novembre, maturano con circa uno o due mesi di anticipo rispetto alle coltivazioni di pianure più a nord. Metaponto e Policoro sono senza dubbio le località più note della costa. Metaponto, nel comune di Bernalda, è stata concepita negli anni '60 proprio per le vacanze. La zona del lido si è sviluppata tra le foci del Bradano e del Basento. I suoi arenili sono molto ampi e frequentati da numerosi bagnanti; ciò nonostante il “Pancratium maritimum” o giglio di sabbia cresce ancora senza troppi problemi, regalando a queste spiagge un aspetto dolcemente selvaggio. Due estese pinete costiere e i filari di eucalipto spandono nell'aria un gradevole profumo. Caratteristico è il luogo della stazione ferroviaria, proprio perché in passato era una masseria fortificata. Metaponto Lido oggi non è solo una realtà turistica in grado di offrire svariate comodità, è soprattutto ben collegata con l'interno, tanto da offrire notevoli possibilità di escursione in tutta la provincia materana, dalle valli dei calanchi alla montagna boscosa, alla Murgia di Matera, ai Sassi e naturalmente a tutta la costa ionica. Policoro è un borgo rurale sviluppatosi con la riforma fondiaria negli anni '50. In bella posizione sulla costa ionica, è l'altro cuore pulsante del turismo nelle terre della Magna Grecia. Le sue fortune sono legate alle vicende di Siris e di Heraclea, ben delineate nel parco archeologico e nel museo. La costa davanti a Policoro non è molto dissimile da quella di Metaponto. Ampie distese di sabbia, acqua cristallina, fondali più profondi di quelli metapontini. Quello che colpisce di Policoro è il profumo di frutta e fiori che soprattutto in primavera inoltrata riempie l'aria. Il mare è ancora così pulito che queste ampie spiagge, soprattutto verso la foce del Sinni, sono state elette luogo di riproduzione da alcuni esemplari di tartarughe marine: la rara Dermochelide e la Caretta. E a proposito di natura, come non accennare al meraviglioso Bosco Pantano, che alla foce del fiume Sinni ricorda le impenetrabili foreste igrofile che solo fino a cinquant'anni fa ricoprivano le dune sabbiose quasi a incontrare il mare. Ancora oggi, quello che rimane di quella foresta impenetrabile è importante punto di riferimento per molti animali selvatici, migratori o specie stanziali. In mezzo a tanta bellezza il turismo a Policoro ha trovato la sua strada. Anche da qui le possibilità di escursione sono molte, e per chi ama il mare è possibile prendere lezioni di vela, cimentarsi nella pesca sportiva. Se Metaponto e Policoro sono la punta di diamante del turismo sulla costa jonica, Nova Siri, più a sud di Policoro, si sta muovendo nella stessa direzione. Rotondella, il cui territorio si estende sino al mare, ha una spiaggia molto bella e tranquilla. Tra Metaponto e Policoro vi sono ancora il Lido di Quarantotto, il Lido di Pisticci, il Lido di Scanzano Jonico, con spiagge dalla sabbia finissima e arenili comodi e ampi. Buona l'offerta alberghiera, così come l'offerta di agriturismi e campeggi. Sparsi lungo tutta la costa lucana bagnata dallo Jonio, un buon numero di ristoranti in grado di soddisfare i desideri gastronomici di tutti i palati. Naturalmente consigliamo i piatti della tradizione locale, magari accompagnati dagli ottimi vini prodotti nel Metapontino.
Fonte APT Basilicata
Il Parco nazionale del Pollino
Il Parco nazionale del Pollino, condiviso dalle province di Potenza, Matera e Cosenza, con i suoi 192 565 ettari, di cui 88 650 nel versante della Basilicata e 103 915 in quello della Calabria, è il parco naturale più grande d'Italia. Prende il suo nome dal Massiccio del Pollino.
Il Parco nazionale del Pollino è stato istituito nel 1988, mentre la perimetrazione provvisoria è del 1990 insieme alle misure di salvaguardia. Tra gli anni 1993 e 1994 prendono corpo e sostanza gli organismi amministrativi e tecnici: Presidente, consiglio di amministrazione, Direttore e la sede dell'Ente di gestione ubicata in Rotonda (PZ). Il Pollino diventa l'area protetta più estesa d'Italia a cavallo fra il confine geografico e amministrativo delle Regioni Calabria e Basilicata, con 3 Province (Cosenza, Potenza, Matera), 56 Comuni di cui 32 in Calabria e 24 in Basilicata, 9 Comunità Montane, e 4 riserve orientate: Rubbio (Basilicata), Raganello (Calabria), Lao (Calabria), Argentino (Calabria). Le sue vette, tra le più alte del Sud d'Italia, sono coperte di neve per molti mesi dell'anno. Dalle cime, ad occhio nudo, si abbracciano con uno sguardo, ad occidente, le coste tirreniche di Maratea, di Praia a Mare, di Belvedere Marittimo e, ad oriente, il litorale ionico da Sibari a Metaponto. L'emblema del parco è il Pino loricato (Pinus leucodermis antoine) specie endemica per l'Italia, ma presente in altre stazioni fitoclimatiche delle montagne balcaniche e greche.
Il territorio del Parco comprende in tutto 56 comuni, 32 nella Calabria (provincia di Cosenza) e 24 nella Basilicata (22 nella provincia di Potenza e 2 nella provincia di Matera).
Fra questi alcuni sono di interesse storico-archeologico: Castelluccio, Viggianello, Rotonda, Castrovillari, Morano Calabro, Laino Borgo, Mormanno, Scalea, Papasidero e Civita, altri sono importanti dal punto di vista socio-culturale, perché sono comunità albanesi che si insediarono nel territorio lucano e calabrese tra il 1470 e il 1540, sono: San Paolo Albanese, San Costantino Albanese, San Basile, Lungro, Plataci, Frascineto, Civita.
Il paese più alto del parco è Alessandria del Carretto con i suoi mille metri s.l.m., paese che ancora oggi conserva antiche tradizioni culturali e musicali. Tra gli edifici religiosi degni di nota si annoverano, in territorio calabro, il complesso monastico della Madonna delle Armi a Cerchiara e ruderi di conventi, come quello del Colloreto a Morano Calabro, mentre in Basilicata, nel comune di San Severino Lucano, a circa millecinquecento metri di quota, nel cuore del parco, è situato il santuario della Madonna del Pollino, meta di un culto religioso profondamente radicato nella gente del luogo. All'interno della valle del Mercure, in territorio di Rotonda, sono stati ritrovati interessanti reperti paleontologici: Elephas antiquus, Hippopotamus major.
Tra le tantissime altre specie arboree presenti nel Parco vi sono l'abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri di cui l'acero di Lobelius, il pino nero, il tasso diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il Pino loricato, specie rarissima (in Europa presente solo qui e nei Balcani), che si adatta agli habitat più ostici, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere.
Fioriture di orchidee si osservano soprattutto in primavera, insieme a quelle di viole, genziane, campanule e, in estate, il raro giglio rosso, oltre ad innumerevoli specie di piante officinali ed aromatiche, tra le quali la fanno da padrona le Labiatae, con molteplici specie di menta ed inoltre tutte le varietà di timo, santoreggia, lavanda, issopo, eccetera, le cui fioriture esplodono al culmine dell'estate in un delicato accostamento di colori e di sfumature.
Non da meno sono da considerare le varie famiglie di frutti di bosco e di specie arboree selvatiche che producono frutti e bacche come le mele selvatiche, i vari Prunus, le deliziose fragoline di bosco e i dissetanti lamponi di cui sono disseminati i sentieri e le frequenti radure, laddove le condizioni climatiche e di soleggiamento ne consentono la fruttificazione.
Anche la fauna è varia, e comprende specie ormai estinte in altre zone montuose. Sono presenti l'aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il lanario, il capovaccaio, il nibbio reale, il gufo reale, il gufo comune, il corvo imperiale, il falco pellegrino, il driomio, il lupo appenninico, il gatto selvatico, il capriolo autoctono di Orsomarso e la lontra. Di recente sono stati reintrodotti il cervo e il grifone.
Fonte Wikipedia
I Sassi di Matera
I Sassi di Matera costituiscono il centro storico della città di Matera. Il Sasso "Caveoso" ed il Sasso "Barisano", insieme al rione "Civita", formano un complesso nucleo urbano.
I Sassi di Matera sono stati iscritti nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1993. Sono stati il primo sito iscritto dell'Italia meridionale. L'iscrizione è stata motivata dal fatto che essi rappresentano un ecosistema urbano straordinario, capace di perpetuare dal più lontano passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità. I Sassi di Matera costituiscono un esempio eccezionale di accurata utilizzazione nel tempo delle risorse della natura: acqua, suolo, energia. Nel rapporto della commissione che ha verificato la rispondenza del luogo ai criteri di valutazione dell'UNESCO, la candidatura di Matera risponde ai seguenti criteri:
« Criterio III: I Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera costituiscono una eccezionale testimonianza di una civiltà scomparsa. I primi abitanti della regione vissero in abitazioni sotterranee e celebrarono il culto in chiese rupestri, che furono concepite in modo da costituire un esempio per le generazioni future per il modo di utilizzare le qualità dell'ambiente naturale per l'uso delle risorse del sole, della roccia e dell'acqua.
Criterio IV: I Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera sono un esempio rilevante di un insieme architettonico e paesaggistico testimone di momenti significativi della storia dell'umanità. Questi si svolgono dalle primitive abitazioni sotterranee scavate nelle facciate di pietra delle gravine fino a sofisticate strutture urbane costruite con i materiali di scavo, e da paesaggi naturali ben conservati con importanti caratteristiche biologiche e geologiche fino a realizzare paesaggi urbani dalle complesse strutture.
Criterio V: I Sassi ed il Parco delle chiese rupestri di Matera sono un rilevante esempio di insediamento umano tradizionale e di uso del territorio rappresentativo di una cultura che ha, dalle sue origini, mantenuto un armonioso rapporto con il suo ambiente naturale, ed è ora sottoposta a rischi potenziali. L'equilibrio tra intervento umano e l'ecosistema mostra una continuità per oltre nove millenni, durante i quali parti dell'insediamento tagliato nella roccia furono gradualmente adattate in rapporto ai bisogni crescenti degli abitanti. »
La città della pietra, centro storico di Matera scavato a ridosso del burrone, è abitata in realtà almeno dal Paleolitico: alcuni tra i reperti trovati risalgono al XIII millennio a.C., e molte delle case che scendono in profondità nel calcare dolce e spesso (calcarenite) della gravina, sono state vissute senza interruzione dall'età del bronzo (a parte lo sfollamento forzato negli anni cinquanta). La prima definizione di Sasso come rione pietroso abitato risale ad un documento del 1204.
I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle varie forme di civilizzazione ed antropizzazione succedutesi nel tempo. Da quelle preistoriche dei villaggi trincerati del periodo neolitico, all'habitat della civiltà rupestre di matrice orientale (IX-XI secolo), che costituisce il sostrato urbanistico dei Sassi, con i suoi camminamenti, canalizzazioni, cisterne; dalla civitas di matrice occidentale normanno-sveva (XI-XIII secolo), con le sue fortificazioni, alle successive espansioni rinascimentali (XV-XVI secolo) e sistemazioni urbane barocche (XVII-XVIII secolo); ed infine dal degrado igienico-sociale del XIX e della prima metà del XX secolo allo sfollamento disposto con legge nazionale negli anni cinquanta, fino all'attuale recupero iniziato a partire dalla legge del 1986.
I Sassi sono davvero un paesaggio culturale, per citare la definizione con cui sono stati accolti nel Patrimonio mondiale dell'Unesco. Il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull'orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni, e prende forse il nome dalle cave e dai teatri classici. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trova la Cattedrale. Ed infine di fronte, sul versante opposto della Gravina di Matera, l'altopiano della Murgia che funge da quinta naturale a tale scenario, con le numerose chiese rupestri sparse lungo i pendii delle gravine protette dall'istituzione del Parco archeologico storico-naturale delle Chiese rupestri del Materano, detto anche Parco della Murgia Materana. Un paesaggio in parte invisibile e vertiginoso, perché va in apnea in dedali di gallerie dentro la pietra giallo paglierino del dorso della collina, per secoli difesa naturale e ventre protettivo di una città che sembra uscita dal mistero di una fiaba orientale. "Grotte naturali, architetture ipogee, cisterne, enormi recinti trincerati, masserie, chiese e palazzi, si succedono e coesistono, scavati e costruiti nel tufo delle gravine" scrive Pietro Laureano nel suo libro Giardini di pietra.
Facciate rinascimentali e barocche si aprono su cisterne dell'VIII secolo, trasformate in abitazioni. Chiese bizantine nascondono pozzi dedicati al culto di Mitra. Alcuni ipogei sono stati scavati a più riprese fino agli anni cinquanta, altri murati e dimenticati, nascosti nei fianchi della collina. Il Palombaro lungo, l'immenso serbatoio d'acqua sotto piazza Vittorio Veneto, ha delle sezioni costruite tremila anni fa, mentre le più recenti sono del 1700. I Sassi, la città popolare, insieme alla Civita aristocratica e medievale eretta su un'antica acropoli, sono in effetti un palinsesto pieno di sorprese, anche se sembrano immobili e compatti, chiusi nella pietra nuda a tratti appena corretta da una mano di calce.
Intorno all'anno 1000, Matera si riempì di monaci basiliani, che portarono le esperienze religiose e artistiche dei confratelli delle chiese rupestri dell'Anatolia e della Siria. La pietra dei Sassi si apre in conventi straordinari; i più importanti situati nell'ambito urbano sono Santa Lucia alle Malve, complesso rupestre che anticamente ospitava una comunità monastica, il Convicinio di S. Antonio un comprensorio costituito da 4 cripte rupestri, Santa Maria di Idris sulla sommità dell'omonima rupe, Santa Barbara ricca di affreschi, la Madonna delle Virtù che insieme alla sovrastante chiesa di San Nicola dei Greci oggi ospita importanti mostre di scultura, e San Pietro Barisano con facciata e campanile in muratura ed interno quasi completamente scavato nella roccia. Al centro del Sasso Caveoso c'è invece la chiesa in muratura di San Pietro Caveoso, antica parrocchia della città, situata a picco sullo strapiombo della Gravina. Difficile distinguere le influenze: si trovano iconostasi ortodosse in chiese a pianta latina. Gli affreschi sono meno rigidi di quelli degli anacoreti dell'Asia minore, le madonne meno regine e più popolane, cosa che deve essere piaciuta a Pier Paolo Pasolini, quando girò Il Vangelo secondo Matteo. A fare raffronti, la struttura dei Sassi ricorda la splendida Mistrà in Laconia, la città ad alveare, che sopravvisse dieci anni in libertà dopo la caduta di Bisanzio. È una struttura dovuta al sistema della raccolta delle acque tipica dei centri bizantini - sostiene Laureano - che ritroviamo in altri insediamenti rupestri in Puglia e Basilicata, da Massafra a Gravina in Puglia. È allo studio dell'Unesco un progetto per far entrare anche questi luoghi nella lista dei Patrimoni dell'umanità: un parco di paesaggi culturali di cui i Sassi di Matera saranno l'epicentro.
Fonte Wikipedia